Chi siamo

Il Centro Sportivo Italiano è la più antica associazione polisportiva attiva in Italia. La sua fondazione risale al 1944, su iniziativa della Gioventù italiana di Azione Cattolica, idealmente volendo proseguire l'esperienza della Federazione delle associazioni sportive cattoliche italiane (FASCI). Essa fu creata il 23 agosto del 1906 ad Oropa, in provincia di Biella, dal politico cattolico Mario Gabrielli Conte di Carpegna ad opera di un gruppo di 16 società sportive. Sin dai primi anni della sua attività, la FASCI curava anche la formazione dei tecnici, ma soprattutto è con la FASCI che per la prima volta in campo sportivo si pensa ad una assicurazione contro gli infortuni, grazie alla iniziativa del Circolo sportivo dell'Oratorio Valdocco di Torino (quello da cui partì l'opera di San Giovanni Bosco), che stipula il primo contratto con l'Italiana Assicurazioni.

Il 5 gennaio 1944, alla vigilia della Liberazione di Roma dalle truppe tedesce, la Direzione generale dell'Azione Cattolica approvò la proposta del prof. Luigi Gedda (medico torinese e professore di genetica medica a “La Sapienza” di Roma), di intraprendere la costituzione di un organismo specializzato per lo sport, con la denominazione di Centro Sportivo Italiano (C.S.I.). Pur dichiarandosi quale prosecuzione ideale della FASCI, la stessa nuova denominazione, nei confronti della precedente, voleva indicare una precisa apertura apostolica verso tutta la gioventù italiana e non più limitarsi alle sole associazioni sportive cattoliche.

Nella primavera una apposita commissione, installata dalla Presidenza centrale dell'Azione Cattolica, redige una bozza di statuto e di regolamento organico. Nell'autunno del 1944 viene approvato il primo Statuto del CSI, che pone a fondamento dell'azione associativa il fine di "sviluppare le attività sportive ed agonistiche guardando ad esse con spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia morale e di perfezionamento psicofisico dell'individuo": questo sport dalla forte valenza educativa va esteso al "maggior numero possibile di individui". È il principio cardine dell'Associazione: il CSI è promosso da cristiani, ma è aperto a tutti e collabora con quanti si impegnano per uno sport a servizio dell'uomo. La nuova associazione, che muove i primi passi in un'Italia ancora divisa in due, afferma nella nascente Italia democratica il diritto dei cittadini ad associarsi liberamente per praticare un'attività sportiva. In un Paese interamente da ricostruire, dove anche gli impianti sportivi mostrano i segni della guerra appena terminata, lo sport del CSI si forma inizialmente all'ombra dei campanili: le sue Società sportive si coagulano attorno agli Uffici Sportivi Diocesani e sono espressione, per la maggior parte, di Parrocchie e Istituti religiosi.

Nel 1944 la Gioventù femminile di Azione cattolica costituisce la Federazione attività ricreative italiane (F.A.R.I.), ideale prosecuzione della tradizione di "Forza e Grazia", inserendosi in un settore che, per quanto riguarda il mondo femminile, ha precedenti piuttosto deboli. L'associazione stipula una convenzione speciale con il Centro Sportivo Italiano, che garantisce una più solida assistenza tecnica. Lo sviluppo della FARI, nonostante l'ampliamento progressivo dei campi di interesse, risulta, comunque, faticoso: nel 1955 raccoglie l'esiguo numero di 1.500 atlete. L'associazione si interessa della promozione dello sport nella scuola, organizzando nel 1962 i criterium studenteschi femminili. Alla fine degli anni Sessanta, in parallelo al CSI, matura progressivamente una riflessione critica sulla natura organizzativa e conseguentemente sul significato dello sport come fattore educativo e sociale. Questo processo conduce la FARI, sotto la presidenza di Grazia Fuccaro, a mutare profondamente la struttura e la proposta educativa, pur restando nel solco dell'ispirazione cristiana.

Il CSI, sin dalla sua costituzione, aveva assunto una propria fisionomia, si era irradiato in ogni dove, era penetrato nei collegi, nelle scuole, nelle parrocchie, in molte aziende. Ma particolarmente nelle scuole. Lo sport nella scuola era una questione antica, radicata. Nell'Italia della prima metà del XX secolo l'idea di rendere lo sport una pratica diffusa in tutta la società si era pian piano affermata. Lo sport, però, era rimasto sostanzialmente estraneo alla scuola, nella quale ci si limitava ad una generica attività di educazione fisica.​ Le cose non erano mutate durante il periodo fascista. Quando, terminata la guerra, fu necessario pensare anche al riassetto dello sport italiano, la questione dello sport scolastico tornò a galla. Il CSI aveva una visione globale del problema. La scuola, diceva, non può essere un tempio o una tana. I giovani alunni devono poter fare attività sportiva all'aria aperta, sui campi di gioco e nei cortili. L'educazione fisica concepita come ginnastica non può bastare, oltretutto è ripetitiva e noiosa; meglio allora che lo sport entri nella scuola o, piuttosto, che la scuola esca nello sport. Nella primavera del 1945 il CSI organizzò nell'Italia centro-meridionale (il Nord doveva ancora essere liberato) i Campionati per studenti medi, denominati "Trofeo CONI". L'Associazione mise a disposizione le sue strutture tecniche ed organizzative che resero possibile organizzare anche gare locali di atletica, ciclismo, tennis, calcio, scherma, pallacanestro. L'iniziativa prese subito piede e venne approvata dal ministro della Pubblica Istruzione, che impartiva disposizioni al riguardo ai Provveditorati agli Studi.​ L'anno successivo l'iniziativa fu promossa su tutto il territorio nazionale e nacquero i Campionati Studenteschi. Nel 1946 il programma fu notevolmente potenziato. Sport obbligatori divennero atletica, calcio, ciclismo, ginnastica, pallacanestro; come sport facoltativi furono scelti pattinaggio, pallavolo, rugby, tennis e scherma. Invariati rimasero il limite minimo di età dei partecipanti (dai 13 ai 14 anni, secondo gli sport) e la scelta di programmi tecnici impostati in modo da rispettare la giovane età degli iscritti.​ Ancora oggi il CSI è l’unico Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dalla CEI e ha sede a Roma in Via Conciliazione, 1.

“Educare attraverso lo sport” per il CSI non è solo uno slogan, ma la proposta concreta di uno sport per tutti che costituisca per i suoi protagonisti reale occasione di crescita personale e di miglioramento della qualità della vita. Promuove lo sport come: ​
- un'attività sportiva organizzata, continuativa, seria, promossa da educatori, allenatori, arbitri, dirigenti consapevoli del proprio "mandato" educativo.​
- proposta sportiva nel rispetto delle età e dei bisogni di ciascun atleta, per conoscere se stessi ed i propri limiti, in modo da provare a superarli, con la consapevolezza che tutto deve avvenire divertendosi.
- momento di educazione, di crescita, di impegno e di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana dell'uomo​
- strumento di prevenzione verso alcune particolari patologie sociali​
In quest'ottica ciascuna persona può trovare uno "sport su misura", cioè una attività sportiva nella quale potersi misurare con altre persone e con se stesso, al di là della mera ricerca del risultato. Il CSI crede in una libera esperienza sportivo associativa, fondata sui valori della persona e della partecipazione comunitaria. Lo Sport per noi è anzitutto gioco, educazione alla vita; benessere per il singolo e per la collettività.

Il Centro Sportivo Italiano è un'associazione senza scopo di lucro, fondata sul volontariato, che promuove lo sport come momento di educazione, di crescita, di impegno e di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana dell'uomo e della storia nel servizio alle persone e al territorio. In qualità di associazione polisportiva attiva più antica d'Italia, il CSI risponde ad una domanda di sport non solo numerica ma qualificata sul piano culturale, umano e sociale. Da sempre i giovani costituiscono il suo principale punto di riferimento, anche se le attività sportive promosse sono rivolte ad ogni fascia di età. Educare attraverso lo sport è la missione del Centro Sportivo Italiano. Questo è ormai consolidato nella prassi e nella coscienza dell'associazione a tutti i livelli. Lo sport inteso dal CSI può anche essere uno strumento di prevenzione verso alcune particolari patologie sociali quali la solitudine, le paure, i timori, i dubbi, le devianze dei più giovani. Un'attività sportiva organizzata, continuativa, seria, promossa da educatori, allenatori, arbitri, dirigenti consapevoli del proprio "mandato" educativo, infatti, aiuta i giovani ad andare oltre, ad abbandonare gli egoismi e ad affrontare la strada della condivisione, della sperimentazione del limite, della conoscenza di sé. Proprio per questo, il CSI prevede un'articolazione della proposta sportiva nel rispetto delle età e dei bisogni di ciascun atleta, permettendogli in tal modo di scoprire il meglio di sé, di imparare a conoscere il proprio corpo, a valorizzarlo, a stimarlo. Il CSI crede in una libera esperienza sportivo associativa, fondata sui valori della persona e della partecipazione comunitaria. Un'attività sportiva organizzata, continuativa, seria, promossa da educatori, allenatori, arbitri, dirigenti consapevoli del proprio "mandato" educativo. Lo Sport per noi è anzitutto divertimento, gioco, educazione alla vita e infine benessere per il singolo e per la collettività.

Da oltre 75 anni presente in città, prima sotto la denominazione di Comitato Territoriale CSI di Acqui Terme, e dal 31-01-2021, vista l’unificazione con il comitato provinciale, sotto la denominazione di Comitato Territoriale CSI di Alessandria. Ha visto alla presidenza un susseguirsi di importanti personalità acquesi, tra i quali Prof. Gola, Maestro Lingua, Ugo Minetti, ecc.. che hanno donato il loro contributo per far si che il CSI rimanesse sempre un ente di promozione sportiva e sociale rivolto a tutti, sempre in comunione e collaborazione con gli enti ecclesiastici della città. Oltre alla promozione di molteplici attività sportive su tutto il territorio diocesano, da sottolineare importanti manifestazioni svolte negli anni: in particolare la Pasqua dell’Atleta, la cui prima edizione avvenne nel 1974 e continua ancora oggi, divenuta manifestazione a livello regionale e denominata Festa Regionale dello Sport; si tratta di un meeting giovani, squadre delle molteplici associazioni/società affiliate ai diversi Comitati Territoriali del Piemonte, che praticano tra gli altri sport di squadra, calcio, pallavolo e pallacanestro, si ritrovano ad Acqui Terme, insieme alle giovanile per una tre giorni dedicata allo sport e all’aggregazione, partecipando così, oltre che alle gare del loro sport, ad una giornata polisportiva all’insegna dello stare insieme. In quell’occasione inoltre vengono svolte le finali di Coppa Piemonte e le relative premiazioni. Inoltre il CSI ha portato sul territorio acquese importanti manifestazioni nazionali tra le quali la finale nazionale di Giocasport nel 2001 e la Corsa Campestre nazionale nel 2013. Ancora oggi è sempre pronto alle collaborazioni con il territorio e con gli Enti Locali, si ricorda nel 2019 la collaborazione con il Comune di Acqui Terme per la realizzazione della prima edizione di Acquilimpiadi, per la quale il CSI ha curato la parte sportiva presso il complesso polisportivo Mombarone. Oggi il Comitato Territoriale CSI di Alessandria vanta oltre 50 associazioni/società affiliate con più di 4000 tesserati atleti.